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02.2018 — Museo dei Motori e dei Meccanismi | Ore 19,30

NuovaMente

“L’intelligenza artificiale è la scienza che insegna alle macchine a pensare.

Si divide in “forte” (che cerca di ricopiare il ragionamento dell’essere umano) e debole (che si basa su algoritmi che risolvono problemi)” così Giulia Baccarin ha definito l’Intelligenza artificiale durante il sesto appuntamento di “Cogito, un aperitivo per la mente: NuovaMente”, giovedì 8 febbraio alle 19,30 al Museo dei Motori – Sistema Museale dell’Università di Palermo – in viale delle Scienze (Edificio 8). “I suoi campi di applicazione sono molteplici. Noi non siamo solo spettatori di Intelligenza artificiale ma anche produttori. Ogni giorno gli esseri umani trascorrono complessivamente 200 milioni di ore a caricare e postare foto e dati su Google. Ben 10 volte il monte ore che fu necessario per costruire il canale di Panama.

Siamo sicuri di impiegare bene il nostro tempo?”. Nel 2017 le aziende a livello globale hanno investito 1,3 miliardi di dollari in fusioni acquisizioni per assicurarsi competenze nel settore dell’intelligenza artificiale, cioè 26 volte in più rispetto al 2015.

Si stima che l’Intelligenza artificiale farà crescere l’economia globale di 16 miliardi di dollari entro il 2030.

“In che modo l’IA condizionerà la nostra vita, dipenderà da noi stessi. Da come l’abbiamo programmata. Perché ricordate, siamo noi a decidere – aggiunge la Baccarin – Facciamo un esempio: se cercate su un motore di ricerca la parola “lavoratore domestico” spunteranno soltanto immagini di donne. L’IA riproduce gli stereotipi della società. Ecco perché chi la programma deve rispettare etnie diverse ed esigenze diverse. E ancora, gli algoritmi si basano su episodi passati per costruire il futuro (impossibile probabilmente per un computer ipotizzare un presidente donna o un papa di colore), perché il computer non vede la novità e imprevedibilità della vita. Il fatto di programmare tutto guardando al passato limita la nostra capacità vivere.

La nostra vita è definita più dai libri non letti che da quelli letti. Ecco perché importante disciplinare l’intelligenza artificiale. I robot imparano solo in base a ciò gli è stato dato il loro possesso. Gli algoritmi non sono, almeno per adesso, creativi. Ciò che ci contraddistingue dai robot è l’empatia e la resilienza”.
Assistenti virtuali, sempre gentili e disponibili come Siri, Google Now, Cortana; video giochi che imparano dagli errori, le chat bot dei servizi clienti, i software anticrimine, le previsioni dei nostri acquisti e dei consumi, Smart home e Smart car e perfino giornalisti digitali in grado di fare il resoconto di una operazione in borsa al posto di un essere umano.

Applicazioni di Intelligenza artificiale sotto gli occhi di tutti, entrate già a pieno titolo nella nostra vita: ma tutto ciò per quanto ci semplifichi la vita, non rischia di modificare anche il nostro cervello? Pensiamo a come ci siamo impigriti, per esempio, nel fare le divisioni, nella capacità di memorizzare numeri e dati. “Incolpare l’Intelligenza artificiale del mancato allenamento del cervello è come incolpare l’auto della nostra obesità. Dedichiamoci all’esercizio mentale – aggiunge la Baccarin – Magari grazie all’uso dell’ Intelligenza artificiale in alcuni lavori l’uomo avrà più tempo per se stesso, avrà tempo per pensare e per dedicarsi alla polis, di stampo ateniese. Il mondo del lavoro cambierà, scompariranno almeno il 30/40 per cento dei lavori. Sta a l’uomo reinventarsi”.
Come di consueto Salvo Piparo e le sue CogitAzioni dirette da Alfio Scuderi hanno accolto il pubblico mentre proiezioni e pannelli hanno fatto una radiografia del mondo dell’intelligenza artificiale. Musiche elettroniche e sax con Gianni Gebbia.