Conversazione con Massimo Valsecchi
Massimo Valsecchi segue passo dopo passo il minuzioso processo di riqualificazione di Palazzo Butera
intrapreso circa due anni e mezzo fa, con l’obiettivo non semplicemente di recuperare un eccezionale edificio del ‘700, che ha ospitato in momenti diversi Johann Wolfgang von Goethe, il kaiser Guglielmo II di Germania e anche Giuseppe Tomasi di Lampedusa, consapevole che “l’arte è un catalizzatore unico nel creare futuro“. Valsecchi è stato il protagonista del nono appuntamento di “Cogito, un aperitivo per la mente, rassegna ideata da Francesca e Alberto Tasca d’Almerita.
“L’arte e il futuro sono contagiosi, fanno credere nella vita – ha detto Valsecchi durante la serata – Vorrei che Palermo diventasse un grande laboratorio culturale, ne ha tutte le potenzialità, che andasse al di là della sopravvivenza quotidiana, che riconquistasse l’orgoglio di essere siciliani che sta nel saper fare bene il proprio lavoro“. La volontà di Valsecchi è di lasciare una traccia attiva, produttiva, del suo passaggio: “Il recupero di Palazzo Butera è un lavoro che io sto facendo per la città, per la Sicilia tutta e per il mondo intero, il mio intento è quello di dare un equilibrio, trovare un punto di armonia tra quanto era rimasto di questi edifici (compresi gli attigui Palazzo Benso e Palazzo Leonforte che con Palazzo Butera compongono un muro di confine con l’esterno di 109 metri) e metterlo a disposizione di quanti lo vorranno vivere e di quanti considerano l’arte capacità di trascendere”.
Non un’azione, dunque, che ripara un debito del passato ma che guarda al futuro attraverso la creazione artistica. “Non sono siciliano e non sono isolano, sono solamente una persona che vede la parte più profonda, la migliore, della vostra identità; penso che in questo momento caratterizzato da una visione politica ed economica troppo corta, Palermo e la Sicilia siano il miglior punto di partenza per pensare al futuro“.
Ospite: Massimo Valsecchi
Massimo Valsecchi si definisce una “persona normale che in un momento storico molto particolare, segnato dal problema dell’immigrazione che riguarda tutto il mondo e non solo il bacino del Mediterraneo, ha deciso di investire su altre persone normali, i siciliani, che nel loro DNA hanno qualcosa di diverso da chiunque altro, dato dalla capacità, sviluppata nei secoli, di accogliere, metabolizzare e trasformare qualsiasi cultura e religione con cui vengano a contatto“.